I Neuroni Specchio.
Durante il mio percorso di studi, ho scoperto e
apprezzato le neuroscienze, un mondo che non conoscevo ma che ho trovato
illuminante.
Grazie a questa scienza infatti è possibile
indagare come dal nostro cervello derivino i nostri comportamenti, derivi l’evoluzione
stessa della nostra specie, ma non solo, da esso deriva anche la possibilità di
pensare una riabilitazione fisica post-traumatica.
In esso risiedono infatti tutte le informazioni
e le risorse necessarie per conoscere se stessi ed il proprio corpo.
Ma ciò su cui vorrei in realtà soffermarmi e che
maggiormente ha attirato la mia attenzione sono stati i “neuroni specchio”, per
meglio far capire di cosa si tratta espongo due strumenti utili per la
comprensione: il primo è il significato del concetto riportato sul dizionario
di psicologia della Zanichelli che scrive:
“Tipo di neurone localizzato nel giro frontale
inferiore e nel lobulo parietale inferiore del cervello delle scimmie e
individuato nei primi anni Novanta del Novecento dal gruppo di ricerca diretto
da G. Rizzolatti, dando poi avvio a numerosi studi per determinarne l'esistenza
e le funzioni in altre specie animali, compreso l'uomo. Questi neuroni
rispondono sia quando l'animale afferra un oggetto, sia quando vede qualcun
altro afferrare lo stesso oggetto; costituirebbero un importante fondamento
neurofisiologico della rappresentazione cosciente che la mente ha delle proprie
e altrui azioni.”
Il secondo invece è un video
pubblicato su Youtube che risulta essere molto esemplificativo e chiaro:
L’importanza di sapere il significato dei
neuroni specchio, non è fine a se stesso o come mera materia scolastica, ma ha bensì
molteplici funzioni in campo medico, ed è inoltre una fondamentale risorsa per
dare una possibile interpretazione ad un male che ahimè affligge parecchi
bambini ovvero l’autismo. Ne sentiamo tanto parlare: alla TV, sui giornali, a
scuola eppure quanti possono davvero dire di sapere esattamente cos’è?!
Ecco perché conoscere il significato dei neuroni
specchio può essere un utile punto di partenza: proviamo ad immaginare infatti se
i nostri neuroni specchio non funzionassero, probabilmente se vedessimo una persona
piangere non saremmo in grado di capirne la tristezza, se una persona ride non
potremmo condividerne la gioia; insomma sarebbe impossibile per noi creare
relazioni con gli altri, un po’ come se fossimo asettici.
Partendo da questa consapevolezza e dalle decine
di sudi fatti in merito si auspica a miglioramenti importanti nelle scoperte e
soluzioni a questo tipo di problema, eppure leggendo il blog psicocafè c’è chi attualmente
sta cercando di abbattere tutte le teorie fate negli ultimi 20 anni sul tema
dei neuroni specchio, sostenendo che essi non esistono.
Ad aver compiuto tale ricerca è stato il
professor Alfonso Caramazza, neuropsicologo cognitivo di Harvard,
che sostiene: “La scoperta iniziale dei
neuroni specchio è basata sulla registrazione dell’attività di singole cellule
nel cervello delle scimmie, con cui si dimostra che esistono neuroni che
rispondono sia durante l’osservazione sia durante sia l’esecuzione dello stesso
atto motorio. Vi sono numerosi studi che mostrano come nel cervello umano
esistano aree le quali rispondono sia durante l’osservazione sia durante sia
l’esecuzione di atti motori. Tuttavia, per i limiti delle tecniche non invasive
di neuro-immagine, la maggior
parte di questi studi non valuta la selettività al movimento, cioè le risposte
selettive all’osservazione e all’esecuzione dello stesso atto motorio.
Recenti progressi delle tecniche di neuro-immagine permettono di valutare le
proprietà neuronali a una risoluzione più fine, attraverso l’adattamento
selettivo a certe proprietà (ad esempio, il colore), misurando se una data area
cerebrale segnala uno scarto dall’adattamento quando cambia la proprietà dello
stimolo (ad esempio, mostrando uno stimolo rosso dopo l’adattamento al verde).
Questa tecnica, la fMRI adaptation, può essere usata per valutare le previsioni
circa gli “accoppiamenti diretti”: i neuroni specchio dovrebbero adattarsi alla
ripetizione dello stesso atto motorio, indipendentemente dal fatto che l’atto
motorio sia osservato o compiuto. Utilizzando la fMRI adaptation, Chong,
Cunnington, Williams, Kanwisher e Mattingley (Current Biology, 2008) hanno
riferito di un adattamento nella zona ventrale destra inferiore del lobo
parietale per azioni che venivano compiute e quindi osservate, ma non sono
riusciti a trovare un adattamento per azioni che siano state prima osservate e
poi compiute. Dato che gli
atti motori presi da loro in considerazione coinvolgevano “oggetti bersaglio”
(una penna, un fiammifero), non è chiaro se l’adattamento relativo ad atti
motori che erano prima compiuti e poi osservati sia dovuto all’attivazione
diretta dei neuroni specchio o piuttosto all’adattamento a proprietà relative
all’oggetto coinvolto associate con il movimento, invece che al movimento
stesso. L’unico altro studio che ha cercato un adattamento transmodale
(Dinstein, Hasson, Rubin, Heeger, Journal of Neurophysiology, 2007) non è
riuscito a trovarlo e, quindi, nemmeno esso ha dato prove dell’esistenza dei
neuroni specchio. In sintesi, gli unici due studi condotto con la fMRI i quali
hanno cercato direttamente nel cervello umano aree selettive per il movimento
in modo indipendente dalla modalità non hanno fornito prove convincenti
dell’esistenza dei neuroni specchio.”
In
altre parole egli sostiene che i neuroni specchio dovrebbero essere sensibili a
un cambiamento degli atti motori, indipendentemente dal fatto che l’atto motorio
sia osservato o compiuto. E ciò non avviene, almeno nella ricerca pubblicata
dallo stesso.
Da queste
dichiarazioni hanno preso seguito una serie di risposte e diatribe dovute anche
a sostegno che ogni studioso fa della propria disciplina, infatti uno dei commenti
fatti contro Caramazza è stato proprio quello di voler attaccare uno dei
principi cardine delle neuroscienze in quanto considerate dal suddetto
professore un mero metodo di localizzazione e validazione di meccanismi mentali
e/o psicologici ritenuti validi a priori.
Personalmente
non mi sento di criticare il punto di vista di nessuno, si parla di scienza e
in quanto tale devono esserci alla base prove ed esperimenti che la sostengano
e la confermino, tuttavia mi sbilancio solamente nel dire che i diversi interventi
fatti, appoggiandosi sulla consapevolezza dell’esistenza dei neuroni specchio,
hanno dato in questi ultimi decenni ottimi risultati e poggiano su solide basi
teoriche e scientifiche ed escludo quindi l’inesistenza dei neuroni specchio.
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