Professor Pajno, incontro gennaio 2014: AFFERMAZIONE DELL'IDENTITA' SESSUALE NEI BAMBINI

Lo scorso 22 gennaio, presso il Centro Infanzia nel quale lavoro, abbiamo avuto la visita del neuropsichiatra infantile Franco Pajno Ferrara, che da 35 anni esercita la sua professione, insegnando inoltre da vent’anni presso l’Università degli Studi di Verona.
Personalmente ero molto incuriosita di ascoltarlo parlare e raccontarci quanto di illuminante potesse trasmetterci sul tema della serata ovvero “l’affermazione dell’identità sessuale nel bambino”. Uso il termine “raccontare” non tanto per sminuire quanto avesse da dirci, quanto piuttosto per l’approccio che si riscontra dalla lettura dei suoi libri: dopo aver letto infatti “Per Fare un Albero ci Vuole un Fiore”,  ho subito apprezzato l’immediatezza del linguaggio, la voglia di avvicinarsi al lettore riportando casi specifici che chiarificassero gli argomenti trattati e l’utilizzo di un linguaggio comprensibile a chiunque.
L’introduzione che il professor Pajno fa, conferma quanto appena detto ovvero: “Lo scopo è quello di rendere comprensibile ad educatori e genitori il mio messaggio”.
Dopo tale affermazione preliminare entra nel vivo del tema sostenendo che la differenziazione sessuale può avere molteplici sfaccettature: da un lato si può essere femmine con alcune caratteristiche maschili, dall’altro si può essere maschi con caratteristiche femminili ecc… ognuno di noi è come un mosaico creato a seconda delle esperienze che viviamo. Tuttavia ciò che ci accomuna è che per il primo anno di vita circa la nostra identità sessuale è femmina, questo perché la persona con la quale ci relazioniamo maggiormente in questo periodo della vita è la madre, è come se essa fosse un “polo” ovvero rappresenta sia oggetto da amare che oggetto di identificazione. Il papà entra in questa relazione in un secondo momento. Quest’ultima frase potrebbe sembrar sminuire il ruolo invece fondamentale del padre, ciò che si intende dire infatti è che la madre, già durante la gravidanza instaura con il proprio bambino una relazione primaria, il padre, al contrario conosce il proprio bambino solo grazie ad un “veicolo” intermedio (la madre), quindi per lui non è semplice creare una relazione con qualcuno con cui fatica ad entrare in contatto diretto. C’è un ulteriore aspetto da considerare, ovvero il padre deve scontrarsi con una realtà che lo pone, dopo la nascita del bambino, in secondo piano rispetto alle attenzioni della mamma. Bisogno pensare a tal proposito che la maggior parte delle separazioni avviene proprio entro il compimento del primo anno di vita del bambino proprio perché da un lato i padri si sentono messi da parte, dall’altro lato le madri sono totalmente concentrate  sul bambino.
È necessario che dopo la nascita il padre sia in grado di sostenere la propria compagna, che la aiuti a superare quella depressione post partum dovuta al non essere più in “stato interessante” perché ora tutto è concentrato sul bambino. Oggi si pretende che la mamma impari ad essere tale nei tr giorni dopo il parto trascorsi in ospedale, dopo si trova a dover gestire una nuova situazione sicuramente non facile: il bambino per esprimere le proprie esigenze piange, quindi gli si da da mangiare, lo si cambia… e poi? Cosa fare? E qui cominciano le paure, e il padre, col suo abbraccio garantisce alla mamma tranquillità e serenità, proteggendo così a diade inscindibile madre-bambino (scusate se è poco!).
La mamma inizialmente cerca di rispondere alle esigenze del bambino procedendo per  prove ed errori, ci sarà poi un momento in cui ne comprenderà il senso, ciò avviene quando tramite le sue suggestioni crea l’apparecchio mentale del bambino. Cosa significa ciò? Vuol dire che la mamma risponde ad un bisogno specifico in modo a-specifico (ovvero per tentativi) e man mano crea la capacità del bambino di rendere comprensibile la propria richiesta. Un esempio: a 20/25 giorni di vita il bambino quando ha fame si succhia la lingua, ciò significa che ha creato un simbolo, ovvero ripete sensorialmente quell’esperienza che lo ha fatto stare bene cioè mangiare! SODDISFA CON LA PSICHE UN BISOGNO DEL SOMA.
Quindi il ruolo di mamma e papà sono diversi ma ugualmente importanti: in un passo dell’Iliade Ettore, prima di combattere con Achille contro il quale incontrerà la morte, saluta la moglie che tiene tra le braccia il figlio piccolo. La reazione del bimbo nel vedere il padre è di spavento dovuto alla pesante armatura indossata dal padre, ma nel momento in cui si toglie l’elmo il figlio si getta tra le braccia del padre riconoscendolo; quest’ultimo anziché stringerlo a sé, come normalmente farebbe una madre, lo solleva e lo mostra alla folla esultante. In questo gesto si racchiude il ruolo fondamentale del padre, ovvero portare, presentare il figlio alla realtà, fargli conoscere il mondo.
Quindi nel momento in cui il bimbo comincia a “riconoscere”il padre (9mesi/1anno), ha due oggetti di identificazione, e da qui si dipanano rispettivamente per maschio e femmina il “complesso di Edipo” ed il “complesso di Elettra”, secondo cui si ha come oggetto di identificazione il genitore dello stesso sesso, e come oggetto d’amore il genitore di sesso opposto. Per questa ragione si sostiene che le femmine maturano prima, e ciò perché essendo solo la madre l’oggetto identificativo per il primo anno, le femmine hanno alle salle con quest’ultima una relazione identificativa più lunga rispetto ai maschietti.
Le cose si complicano con l’arrivo eventuale di fratelli circa entro i primi tre anni di vita del bambino, infatti quest’ultimo che sta vivendo una fase identificativa fondamentale, si trova a doversi confrontare con un nuovo arrivato. In alcuni casi può verificarsi gelosia per il fratellino o regressione perché l’identificazione, anziché avvenire con la mamma  il papà, può avvenire nei confronti del fratello stesso.
A questo punto dell’esposizione il professor Pajno conclude il proprio discorso lasciando spazio alle domande dei presenti.
Ho trovato molto interessante la frase finale del professore che spiega che il significato dell’ideogramma giapponese utilizzato per indicare il termine “bambino” vuol dire fiume che scorre tra due rive, dove a seconda della vicinanza o lontananza tra le sponde il fiume assume un’andatura veloce e impetuosa, lenta, o straripante…

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